Adolescenza 2.0
- WindOfMind
- 20 feb 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Prendete questa mia riflessione come una stagione di una serie di Netflix, il titolo sembra quasi uno spoiler. Lo è? Lo sarà? Dipende se conosciamo la prima stagione.
Mi hanno narrato, che in una città nobilmente decaduta, durante l'autunno del 2006, iniziò l'adolescenza di un tizio, uno dei sette miliardi di umani sulla terra, vissuta con i suoi tanti dubbi, domande, amori mai nati, amori rimandati, msn, serate, stadio, mare, amici ed annessi e connessi vari. Un solo sogno, andare a vivere un giorno nella città che lo ha rapito per i suoi mille aspetti.
Tutti, conosciamo la nostra prima stagione dell'adolescenza, cosa abbiamo imparato, che vivere da protagonisti la propria vita, che raggiunti i 18 anni poi gli anni li compi quasi come i cani, che non hai 7 vite come i gatti. Che la libertà è il più importante dei respiri, vorresti navigare il mare con la spensieratezza di Jack Dawson mentre abbraccia Rose sul Titanic sulla punta della nave ( si chiamerà anche poppa, ma non siamo in Marina), vorresti sfidare il mare come Jack Sparrow, vorresti essere la potenza e l'ingegno di Freddie Mercury.
Potrai queste sensazioni e questi desideri, li trasformi, in notti folli, week end iniziati lunedì e conclusi domenica con l'estratto conto che canta "No tengo dinero no no no", ti trovi bene, hai la cosciente incoscienza sei il\la "pazzo\a" di turno, post e storie su i social carichi di tutto e tutto. Vivi insomma un Erasmus continuo.
Dissolvenza in chiusura… dopo la scena dove la porta della camera fa slam, allude alla scena di apertura della, seconda stagione.
La realtà si fa più dura, la seconda stagione, incontra problemi con il cast, il produttore, che in sostanza è anche regista e sceneggiatore, si ritrova con gli altri al tavolino del bar a fissare il vuoto.
Nascono le domande, che non si formulava da anni, le stesse che si formula insieme agli altri, quasi ad andare appunto in un'Adolescenza 2.0.
Di nuovo inadeguati, di nuovo in trappola, di nuovo cento domande, di nuovo a chiedersi di se stessi, a vedere i nuovi adolescenti un pò più tranquilli di te e vorresti dirgli "ridi oggi, che domani sono c**** amari".
Questo lavoro ci soddisfa?
Questa città è quella giusta?
Il mio o la mia compagna, è la persona adatta a me?
A quel bivio anni fa dovevo girare a sinistra?
Cambiano gli scenari, le aspettative, le persone, ma non cambia l'inquietudine più brutta che può albergare nell'animo umano.
Vai in scena per la tua seconda stagione, la più intensa e interessante probabilmente, in una società sempre più critica ed "esigente". Le persone che ci circondano sono più impaurite di noi e tendono cosi ed essere esigenti con gli altri, non pretendendo niente da se stesse, ma "violentando" chi li circonda.
La tua seconda stagione però è quella dell'età adulta, dove si sei giovane, ma non hai più mamma e papà che coprono le tue cazzate.
La seconda stagione prevale parecchio è quella di mezzo, può durare più di tutte, o finire perché hai perso il respiro.
Ma quel tizio di inizio riflessione ora cosa fa?
Un mio contatto mi ha raccontato, che ha realizzato il suo sogno di vivere in quella città che lo aveva rapito , che ascolta spesso una canzone di oltre 30 anni fa, che vede a volte un dvd in copia unica. Ama lo splendore della pioggia, ha scoperto un sacco di cose su di se, sul mondo e tante altre ne vuole scoprire. Ogni tanto scrive, ogni tanto fissa il vuoto, si perde e...
WoM

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