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Lo porto io ? Nono proprio... Il mondo è Bio !

  • Immagine del redattore: WindOfMind
    WindOfMind
  • 17 giu 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Il mio vagone era semi vuoto o pressoché vivibile , nessuno seduto accanto a me ne nei sedili della fila accanto, avevo un ampio raggio visivo senza dover evitare lo sguardo di nessuno. Stravaccato e comodo nel mio sedile, premesso che avevo pienamente invaso quello accanto. Scostumatezza? Forse , Comodità? Sicuramente. Ero interessato del giudizio altrui? Assolutamente no. Erano già un paio d'ore di viaggio, non sopportavo più le cuffiette nelle orecchie, volevo godermi il mio sguardo perso fuori nel mio finestrino, tra natura selvaggia, campi e cielo terso e il rumore delle rotaie che se ben ascoltato risulta rilassante. Generalmente quando viaggio faccio una disanima a 360° su tutto quello che è gravitato intorno a me dal viaggio precedente. Quella del passeggero distratto e sulle sue , comprensivo da occhiali da sole e faccia da stronzo (perché dormo poco e faccio serata prima di partire) sono il mio modo di essere preferito. Ah non dimentichiamo senza un goccio di caffè in vena. Un temerario per questi tempi.

Il mio martello pneumatico di pensieri parte come un cantiere alle 7 di mattina in pieno settembre.

Tra me e me penso che il mondo è Bio. Soprattutto dopo essermi assicurato che il telefono non prenda più bene. E' la prima forma di disagio e iperconnessione ad un mondo che non sta avendo il fascino di quel momento disconnesso e decaffeinato. Forse un goccio avrei dovuto berlo, ma la mia marea in piena non era rivolta al caffè.

Io in cosa sono cambiato dall'ultima traversata d'Italia a questa traversata qui? Più leggero e meno complesso, meno esaurito con un bagaglio di cose nuove, ritrovate , sapori e odori che mi avevano otturato il naso un po' ma nello stesso tempo dato la possibilità di ruggire e vivere di nuovo.

La mia fortuna o bravura come dice qualcuno è che so mantenere una rete fitta di rapporti, scambi. Tutto ciò mi fa tuffare e immedesimare nelle menti di tutti , con storie esperienze che mi aiutano a capire che il mondo è bio, green friendly, eco sostenibile, in continua lotta con l'inquinamento , ma quelli di plastica siamo noi, che ci stiamo intossicando con delle cose invisibili che non c'entrano del tutto con il mondo che ci raccontano o vogliamo farci raccontare.

Tra i vecchi e i nuovi personaggi che dall'ultima volta che ho preso il treno a questo viaggio, è entrata in punta di piedi una signora giovane, elegante nei modi e nei gesti, il suono del suo tacco richiama sicuramente rispetto ma tantissimo fascino. No non è un modo per descrivere una fiamma, ma un modo per descrivere quanto i suoi dettagli curati siano spesso sottovalutati ma ben accetti, quasi un personaggio immaginario ma fin troppo vera.

La signora quando dialoga con me mi riporta sempre alla realtà, che non è più utopistica.

Perché siamo di plastica? Perché ci stiamo intossicando , con le stesse nostre mani , in maniera diretta o indiretta? La mia risposta è ne l'iperconnessione che abbraccia tutti me compreso. Crediamo che essere sempre sul "pezzo" sia fondamentale, ma non ci stiamo godendo più nessun attimo. Eppure gli attimi hanno sapore e odore soprattutto gli attimi che precedono, che hanno brivido emozione e pelle d'oca. Vibrare per qualcosa e qualcuno nuovamente senza che una notifica lo faccia per noi. Si sgretola tutto, sono i tempi moderni… Ni. Siamo noi biodegradabili, che non accettiamo più il concime, non accettiamo più la pace, in maniera diffusa vogliamo far sapere a tutti dove siamo, con chi siamo, ci paparazziamo senza un minimo di originalità, rendendoci invisibili a noi stessi e rendendoci sempre di più un numero. Tanta incoerenza nelle mie parole, visto che faccio parte anche io di questo gioco (a modo mio)? Si, è vero, per mia colpa, mia colpa mia grandissima colpa.

Il mondo che viene descritto al tg fa cagare, fa veramente ribrezzo, dalla guerra, al femminicidio, passando per politica e cambiamento climatico, ma la quotidianità di ognuno è una scelta, voler essere dei bambini pur avendo superato gli 8 anni, cosi tanto tempo fa che vi era ancora la lira è una scelta borderline.

Fa paura un sorriso, una parola gentile, un tramonto mostrato live e non taggato sul primo social di turno.

Il viaggio in treno è bellissimo, devo usare la testa, devo spaziare, ho la necessità di godermi dei ricordi, degli odori e dei sapori senza l'interruzione di una vibrazione che mi notifica che sto c***** ha fatto qualcosa.

Navigando nei miei pensieri che sono come la luna quando mi viene a far visita, mi sono ricordato della medusa che mi ha detto " dai troppa sicurezza, ma sei come le mosche bianche, non cambiare". Le meduse pungono, trasparenti nel mare, bruciano in maniera tale che la prossima volta sarai un nuotatore più esperto. Ma appunto, dopo essere diventato una mosca bianca, quindi non una di quelle che vuole nutrirsi di merda, ma bensì di cibo prelibato , mi rendo conto che voler essere nuovamente un umano come dicevo nelle righe precedenti, non è più una voglia ma la prossima necessità, dispensare un sorriso, dare libertà, non voler essere un bambino , non voler essere di plastica, essere la persona per la quale ho lottato e divenuta una realtà oggi, is the next stop. La riflessione la faccio io, conta che liberamente possa piacere e possa essere contestata.

Mai un peso, mai una zavorra, ma solo un gran trampolino per andare nel mare blu.

Il viaggio in treno ha una fermata? E' in corsa, alcune corse vanno prese, pur non conoscendo la meta, pur non sapendo se si vuole viaggiare.

L'emozione ha un gusto, non deve dircelo una notifica.


The WoM







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