L'ultimo anno
- WindOfMind
- 11 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Quanto mi risulta difficile, cercare di esprimere questo pensiero. Nella mia testa si è formulato bene, ma trascriverlo è difficile, ho il solito timore di non trasmettere il messaggio giusto. Una riflessione, leggera, ma abbastanza dettagliata.
E' finito da poco il Festival di Sanremo, che ha sottolineato delle cose molto importanti.
Le ha messe in evidenza, "l'artista", considerabile tale o no, condivisibile o no, ma Achille Lauro mi ha fatto riflettere, senza mezze misure, sul senso lato dell'arte, questo a sua volta mi ha fatto riprendere una riflessione accantonata per mille ragioni, ponendomi questa domanda " Che fine hanno fatto i nostri sogni, le nostre speranze?".
Nell'ultimo anno è cambiato il governo, sono cambiate le stagioni, i colori della natura e delle regioni. Ma la nostra ragione?
Ho la fortuna di lavorare, ma soprattutto di farlo in mezzo alla gente, noto che la fragilità umana è più accentuata , siamo armati ma nello stesso tempo disarmarti, con cuori disabitati e disabituati.
Achille Lauro mi ha fatto riflettere perché ha presentato quattro "quadri" dove rappresenta l'arte, l'esprimersi, i paradossi dell'animo umano, pregiudizi, bigottismo e trasformismo.
La società cambia, ma noi ci definiamo prigionieri del sistema, che ormai è sempre più mentale, che concettuale.
Comunque sia ha portato sul palco una sua canzone "Solo noi", un testo da ascoltare ed analizzare tutto, che mi ha riportato alla domanda di prima "Che fine hanno fatto i nostri sogni, le nostre speranze?"
La risposta, risulterebbe facile, scontata soprattutto se fosse quella giusta, potrei elencare le ovvietà: il covid, un governo instabile, gli errori, il cielo è blu e cosi via.
Risposte inutili, superficiali che non portano ad una eventuale soluzione, perché spesso ci sentiamo privi di responsabilità o colpe, come se vivessimo la nostra vita dietro le quinte, senza andare in scena.
Responsabilità e colpe sono precedenti, ferme a quell'incrocio con il semaforo rotto, dove siamo passati senza avere la precedenza, senza guardare a destra o sinistra.
Quando abbiamo scelto di essere dei personaggi, in cerca di autore, dando carta e penna agli altri e non a noi stessi.
Abbiamo affidato i nostri momenti di "down" non alla riflessione immediata, ma alle notti piene di vizi ed eccessi. E quanto è stato divertente, però spesso le serate le hanno scritte gli altri. Giù allora a dare colpe a destra e manca, scegliendo la strada facile della "depressione", dando la colpa a Dio, che a nostro piacere diventa cane, porco, figlio di puttana e così via.
Voglio fare il moralista con tendenze religiose? No, ho qualche drink sulle spalle, anche un paio di Gin Sour stomaco, non voglio portare nessuno su percorsi sacri, risulterebbe inutile e incoerente con la mia idea di libero pensiero.
E' solo un appunto su quante volte diamo la colpa alla non colpa. Su quanto non speriamo più nell'ipotetica giusta direzione, su un percorso che sembra sempre di più un vicolo cieco.
Occorrerebbe fare un passo indietro capire dove ci siamo persi, perché si spesso e volentieri siamo anime smarrite, dove i punti di riferimento sono gli esempi sbagliati, dove siamo convinti che la trama è già scritta, ma probabilmente non sappiamo leggere, dove una lezione è solo un castigo e non una vittoria celata da una sconfitta.
Perché "Solo noi" mi ha spinto a scrivere questo? Leggendo il testo non ricco e probabilmente ripetitivo, sembra parlare di tanti e tanti di noi, senza anima, senza identità, bipolari, senza grammatica, senza amore.
Quando dice "salvami te", effettivamente a chi o cosa pensi? La probabilmente si scopre la speranza più intima che abbiamo accantonato per far spazio al "caos", del Push it the limit, ma fare la fine di Tony Montana è un attimo.
Concludo scrivendo che bisognerebbe solo fermarsi un attimo a riprendere per mano, quel sogno o quella speranza che tutti conosciamo, che sono così intimi, senza stare dietro le quinte, senza "affidarsi " ad una depressione inesistente.
Salvami te oppure salvati te.
WoM

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