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Le notti sotto le Due Torri - Giugno

  • Immagine del redattore: WindOfMind
    WindOfMind
  • 20 giu 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Sotto le Due Torri alcuni segnali inconfondibili fanno capire che l'estate è alle porte , Birkenstock, l'afa umida di Calcutta, il gruppo di indecisi con piumino e stivaletto, il gruppo degli ottimisti con vestitini leggeri freschi estivi, tanto che pensi "e ad agosto ?", il cinema in Piazza Maggiore, ma ciò che amo di più il è il tramonto che fa sembrare le 20 solamente le 17 e la birra che scende fresca e leggera.

Io che ho caldo anche a gennaio, che mangio gelati a febbraio, che ho la mamma lunatica nata a marzo, temo già alle prime avvisaglie di soffrire l'afa già da giugno, perché effettivamente ho qualche estate nel mio curriculum qui sotto le Torri e so che settembre è lontano, tanto.

Però qualcuno ha detto che B. è un regola, è una formula, ma leggi e soluzioni, vanno trovate e studiate, raggirate e abbandonate, una sorta di ragione e sentimento. Quindi caldo, umidità e notti infinite, devono essere vissute, portate a termine, senza se e senza ma, perché settembre va conquistato.

Giugno aveva portato con se alcuni attimi fugaci ( ma non tanto) di vecchie stagioni passate, l'urlo di Tardelli che non arrivava, il mio continuo farmi domande, la lontananza della mia musa che navigava nelle sue acque tormentate.

Tra acquazzoni, mari in tempesta, ex campioni del mondo che sembrano ormai roba da cineteca, c'ero io onestamente annoiato da tanta pioggia, eh si tocca ammettere la mia sazietà di questo tempo che non prendeva una decisione, l'afa di Calcutta era li, ma certi giorni proprio non capisci che cosa faranno le nuvole, poco importa.

Conta poco, perché tipico di ogni giugno erano i miei occhi spalancati, spesse volte di notte, mi capitava di pensare che il cielo in una stanza fosse li, ma non coglievo lo stesso attimo di Gino Paoli, ero annoiato di girovagare su i social, perché quelli spesso erano attimi di riempimento di chi pubblicava, con te spettatore di cose delle quali eri disinteressato.

Strano il disinteresse, concreto ed astratto, affamato di cose pratiche un giorno, mi feci sobbalzare un pensiero, ero stato ad una festa e come tutte le feste che si rispettino, il dj, o meglio la playlist già impostata fece partire quella famosissima canzone… vabbè facendola breve partì "50 special", della quale ero pieno, lasagne comprese , sembra che le Due Torri abbiano uno o più stereotipi, fatto sta che io quello che descriveva la canzone non lo avevo ancora fatto, dopo alcuni anni al culo del Nettuno.

Arrivò una delle numerose notti insonni, era quasi l'una e io di dormire non ne avevo mezza, salto sul mio motorino e inizio il mio tour solitario della città; chi la conosce, sa che B. non è mai spenta quasi come New York, tra personaggi allegorici, fantascientifici e chi respira la propria libertà che ha sempre millantato ma mai praticato.

Io avevo scelto la parte del libero osservatore, quello che voleva l'aria in faccia insieme a qualche moscerino in bocca, ad ogni semaforo sceglievo di andare a destra o a sinistra, girovagando però mi fermo ad una baracchina dove c'erano quattro ragazzini dallo spiccato accento tortellinico, che con mio stupore giocavano a carte, quasi più stupito di non aver sentito dir loro cose in pugliese, calabrese o campano. Avevo sete, tutto d'un tratto mi sento chiamare per cognome, non avevo per niente un'espressione serena, non ho problemi con il mio cognome, è solo che anche mia madre non mi chiama per nome ormai. Casco in testa mi voltai era L. , non le chiesi perché non usava il mio nome, stava goffamente finendo un gelato, mi domandò:

"cosa ci fai in giro da solo all'una e trenta?";

"difficoltà a prendere sonno, e poi volevo fare un giro in silenzio, dopo alcuni anni, penso di non conoscere tutta la città",

" e tu oltre a sporcarti di vaniglia a 22 anni cosa fai?"

"22 ad agosto, non mettermi ansia, mi sento già vecchia. Ho staccato da lavoro poco fa";

" è da un po' che non ti vedo, non sono cosi aggiornato", con sicurezza disarmante come solo a 22 anni si può fare L. mi spiegò che non ostenta su i social la sua vita, anche se "lamentava" il mio scarso mettere like sulle sue pochissime cose social.

Si fece fare spazio sul motorino, con quel tipo di arroganza alla quale ti arrendi senza troppe storie, con la mia soda che andava a puttane. Senza casco lei, mi fece diventare un passeggero del mio mezzo, non mi aggrappai a lei , usai le maniglie laterali, non mi sono fatto grandi domande a riguardo ma feci cosi e basta, lontani dalla vita mondana, senza sentirci a disagio per essere soli e lontani dai locali cool, ci ritrovammo sulla balconata di un istituto ortopedico, ad ammirare la città, non era il terrazzo del Gianicolo, nemmeno quello del David a Firenze, era un tantino diverso, ma di bello aveva la sua emozione.

Spendevo poche parole, non ho mai sofferto di mutismo, ma quando mi capitano le cose belle sto zitto, ho bisogno di respirare l'attimo che precede, in fondo la bellezza è l'istante prima di ogni cosa.

Ho bisogno degli odori e di osservare, dopo un quarto d'ora in moto avevo ancora impresso la fragranza del suo balsamo e in bocca ancora un paio di capelli, sta matta senza casco mi aveva fatto ricenare con la sua chioma, però c'era anche profumo di gelsomino e Camel light. Era un paio di passi avanti a me con in mano il mio casco che le faceva da borsa , mentre fumava .

Ci sovrapponemmo con le voci, lei mi chiese se fossi mai stato li , io volevo rompere il ghiaccio anche se ci conoscevamo da qualche tempo non ebbi il tempo di risponderle.

Il panorama fece la sua parte . . .


Verso giugno ho sempre riposto una leggera ostilità, ma dovevo ricredermi? Le regole e le formule di B. stavano diventando sorprese , ero disilluso, ma nello stesso tempo facevo fare agli eventi, ai colli, alla mia spregiudicatezza e a quella di L.


Giugno andava e come la notte insegue sempre il giorno ed era sulle tracce di luglio.


To be continued

WoM








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