Le parole che non ci siamo detti
- WindOfMind
- 25 ott 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Ci siamo incontrati nella nostra epoca, tra mille macerie che non sapevamo di avere, o forse non le stavamo ammettendo a noi stessi.
Non potevamo incontrarci in un'epoca diversa, per uno e tanti motivi, che vengono a galla ogni tanto, ma l'uno in particolare è che noi le altre epoche non le abbiamo respirate, ci sono state solo raccontate, ma noi bruciamo adesso, non ai tempi.
La nostra epoca è stressata, talmente tanto che si sente sbagliata, delusa e confusa come spesso ti rispecchi tu. E pure dovevamo incontrarci qua, dove nulla è nostro, soprattutto il tempo e le parole.
Appunto, le parole sono venute meno proprio per colpa della vita senza sosta , nel paradosso di quel attimo di respiro e sospiro che ti fa credere di volere delle cose, ma è solamente la necessità di sentirsi omologati, volevi farti tua, senza però mai lasciarti andare, nel momento in cui scoprivi il mondo. Oltre il limite sempre, perché non c'è nulla di più bello, di più saziante, di più avvolgente.
Sola, soli insieme in mezzo al mare in tempesta, naufraghi che cercavano riparo, nuotavo verso i tuoi tormenti che si scagliavano violentemente sugli scogli, insieme ai miei che piovevano senza tregua.
Il nostro oggi è diverso da quando ci siamo incontrati, scontrati , perché siamo similmente diversi. E' stato lo scontro a unirci, ho iniziato a trovare il mio "posto", convinto di voler stare in fondo al tuo cuore, mi sono ritrovato a vivere nei tuoi pensieri più nascosti. Ci siamo dati una seconda possibilità, in contro tendenza a questa epoca, paradossale se ci pensi, perché oggi ci sono più possibilità ma meno dialogo, ci giriamo le spalle subito quando una cosa non funziona, quando le opinioni sono su poli opposti.
Ma noi abbiamo capito una cosa importante, che viaggiare tra questi punti ci ha portato alla nostra seconda possibilità. "Abbattendo" due caratteri distinti e distanti, non demolendoli, ma domandoli. Tenersi testa a vicenda, spavaldi, perché noi la nostra epoca l'abbiamo voluta riempire il più possibile di parole soffocate, parole non dette, ai limiti di ogni orgoglio, però c'è stata quella sera che era più inquieta del solito, pioveva , fumavo guardando la pioggia dalla finestra, i miei occhi si posarono distrattamente su quel "faro", che era un simbolo, la tua via di fuga, il nostro luogo dove facevamo l'amore quando volevamo trasgredire, dove i nostri sguardi si incrociano. Ma io ho sempre giocato sporco, incrocio il tuo sguardo poche volte, adoro la nostra aria di sfida, anche se il bastardo sono io.
Ti piace cosi. Ti guardo quando dormi, ti proteggo quando tu non lo sai, magari mentre stai sognando una vita diversa.
Ti raggiungo al faro , stai piangendo sotto la pioggia, perché la "soddisfazione" di vederti in lacrime non l'ho mai avuta.
Avendoci e domandoci a vicenda, è come avere tutto o quasi. Non c'è un centimetro di noi che non sia pieno di acqua. Entrambi respiriamo l'odore della salsedine mista a quella della pioggia. Non parliamo, non serve. Inizia di nuovo il nostro circolo vizioso, fatto di orgoglio, di non rincorro nessuno, di cercarci a momenti alterni , come le correnti, come le parole che non ci siamo detti. Ma che noi conosciamo.
Quanto è strano tutto, quanto strani siamo noi.
WoM

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