Sala d'attesa
- WindOfMind
- 13 ott 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Prima di iniziare un pezzo nella parte pratica (o articolo XD ), metto le cuffie e inizio ad ascoltare dei brani, attendo e qualcosa inizia ad uscire. In testa ho troppo disordine, forse lo avrò già scritto, chissà quando. Se così non fosse, lo sto scrivendo ora.
Prima di iniziare un pezzo nella parte teorica, in quella dell'ispirazione, mi perdo ovunque e qualcosa inizia ad arrivare a cascata. Tra teoria e pratica spesso attendo, facendo cose, non inerme. Sotto le torri accadono cose che nemmeno io immagino, a volte hanno ritmo tribale, inizio a danzare, pur non sapendolo fare probabilmente. Sotto le torri sono accadute tante cose, nei giorni, nelle settimane, nei mesi e negli anni. Nello specifico, tanto, non tutto, chissà, per spiegarle userò tutti i giri larghi del mondo, il mio sarcasmo, perché sono fatto così, ma soprattutto, perché mio padre legge questo blog ogni tanto.
Ripropongo una citazione vecchia come poche, non mia per carità "L'attesa del piacere è essa stessa il piacere" (cit. Gotthold Ephraim Lessing), perchè? Sennò non inizio più a scrivere.
Che immagine hai in testa di una sala d'attesa? Tu che leggi, ovviamente non riesci a rispondermi in maniera diretta, ma riesco descriverti la mia, nel mio disordine mentale, ovviamente ho più di una immagine. Bianca e luminosa, con piastrelle bianche e fughe nere, ma nello stesso tempo, mi viene in mente la cella di Evey Hammond in V per Vendetta. Due descrizioni opposte e non apparentemente legate tra di loro. Ma ho imparato una cosa molto bella, a far diventare la mia sala d'attesa una postazione mobile, tipo il camper di Stranamore, la bici (sulla quale non so andare) di C'è posta per te.
Una sala d'attesa non è riconducibile all'attesa di una notizia, un referto o ad una decisione di terzi. E' uno stato d'animo forse, un modo per conoscersi o concentrarsi, potrei vederla bianca per questo motivo, con una seggiola di legno, perché è bello stare comodi.
E' una cella fredda e asettica, perché la mente a volte tende a chiudersi in se stessa, ma li non stai attendendo più, ti stai dando solo una condanna, l'oblio, il purgatorio, che è peggio dell'inferno. Almeno il diavolo ha preso una posizione.
Ma la postazione mobile è quella che da più soddisfazione, è il via vai adatto, attendi non sai che lo stai facendo, sei in movimento tu, il mondo e tutto ciò che ne concerne. Probabilmente mentre tu attendi, sei la "soluzione" momentanea di qualcuno, quindi da attendista sei risolutore, ma comunque stai aspettando.
Ho tante postazioni mobili, il mio "rettangolo di regia" dove lavoro e vedo passare tante persone, con alcune imposto la voce e faccio gli occhi dolci, ad alcune parlo, ad alcune sti cazzi.
Il mio sgabello dove attendo il caffè del mattino, mi perdo in chiacchiere, osservo lo zoo che spesso ho accanto. Ho suggerito di farne su una serie tv. Ma alla fine mi porgono solo il caffè, ma siccome ci so fare vinco un sorriso.
Però è doveroso scrivere una cosa basilare, che tra le migliori sale d'attesa nelle quali sono stato, nella quale torno senza guardare dietro, è il lungomare della mia città, mi sono sempre fatto accompagnare da una persona che ha sempre avuto orecchio e cuore per me, erano gli anni del buio, del senza meta e senza metà probabilmente. Io che quasi adoro fare tutto in autonomia mi sono affidato al mare alle sue onde, alle orecchie e all'anima di mio fratello che mi ha ascoltato e mi ascolta tutt'ora. Lui quando mi legge si sente sicuro come se fosse in una stanza accogliente. La mia sala d'attesa migliore.
Bisogna lasciarmi uno spazio umano ogni tanto, ora per tornare alla normalità vorrei farvi sentire un mio sonoro rutto.
Ritornando sotto le torri, dove si mangiano i tortellini ma è più facile imparare il salentino, che imparare a far la sfoglia, la mia sala d'attesa spesso è stata un appartamento appena fuori le mura della città, una cucina arredata alla meglio, con una lampadina a led che faceva e fa bruciare gli occhi. Dove a proposito di Salento, ho assaggiato tante specialità. Soprattutto ho testato la mentalità della parte bassa della Puglia, non ero solo ovviamente, chi era e chi è tutt'ora con me, mi ha aiutato a spronarmi più di quanto possa ammettere io da solo. Insieme siamo stati in altre sale d'attesa mobili, liquide, al sapore di Jagermeister, miste però a cento cose delle quali saremo grati un giorno. O lo siamo già. Una su tutte durante una mia attesa mi ha consigliato di "Non subire".
Probabilmente non mi leggerà, ma a volte sono presuntuoso, ma va bene così. Al massimo mi manda a quel paese, come ogni giorno.
Procedo con questo disordine temporale, almeno qui mentre scrivo è bello essere disordinati, qualsiasi letterato proverebbe odio. Onestamente meglio un racconto naturale che stressato dall'impostazione.
Questo "articolo", deve trovare una via finale un qualcosa insomma che lo porti alla conclusione, che è paradossale per una sala d'attesa.
C'è non per ultima, una sala d'attesa nella quale a volte mi siedo, ma questo pensiero non svilupperò adesso. La sala sa, l'attesa un po' meno.
Ho raccontato forse troppa mia vita vissuta? No, il tempo è un'incognita, mi piace far riflettere.
Tu cosa stai attendendo?
Io una cosa un po' buffa e strana, aspetto di poter correre e urlare come Tardelli in
Spagna '82, verso chi o dove non lo so. Ma voglio correre e urlare come Marco, senza pensare a niente, senza pensare sempre.
FINE?
WoM

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